Gianpietro Talamini
Ultima modifica 31 agosto 2024
Gianpietro Talamini, editore e giornalista (1845-1934)
Gianpietro Talamini Boluze nacque a Vodo di Cadore il 19 novembre 1845: suo padre Gianbartolomeo, primo maestro comunale dopo l’istituzione stabile a Vodo delle scuole elementari, lo educò all’amore per la Patria Cadorina e per il paese natale. Dopo un iniziale esordio come insegnante elementare a Vodo sulle orme del padre, nel 1867 a Venezia fece i primi tentativi nel campo dell’editoria fondando «La Gioventù Italiana» e l’anno successivo un foglio intitolato al Cadore.
Tornato fra i suoi monti, aprì nel 1873 a Tai la Tipografia comunale Cadorina. Uno dei primi atti come stampatore fu un manifesto programmatico: l’omaggio al patriota don Natale Talamini con la stampa su un foglio volante, adatto alla distribuzione capillare, del componimento poetico “La Comunità Cadorina”, Inno del Cadore che Talamini volle anche musicare.
L’anno seguente diede avvio alla pubblicazione de «La Voce del Cadore» che proseguì fino al 1880.
La sua attività di stampatore crebbe rapidamente ed in pochi anni la Tipografia comunale – che forniva anche il materiale di cancelleria a privati ed enti pubblici - si sviluppò fino a dar lavoro a nove collaboratori e ad aprire una succursale a Longarone. La tipografia di Tai, che si trovava al primo piano dell’abitazione di Arturo Coletti, a poca distanza dall’Hotel Cadore, allargò la gamma di servizi offerti: non solo lavori tipografici, ma anche vendita e immagazzinamento di merce all’ingrosso di vario genere, agenzia d’affari, commissioni, spedizioni e rappresentanza.
Lasciata la tipografia cadorina ai collaboratori, Gianpietro ripartì per Venezia nel 1886 con l’idea di fondare e dirigere un quotidiano diverso da quelli che si stampavano allora nella città lagunare, radicato sul territorio, maggiormente aperto alla cronaca e alle informazioni spicciole, capace di dare risonanza alle iniziative locali, vicino alla gente a partire dal prezzo ridotto: domenica 20 marzo 1887 uscì con il primo numero del suo «Il Gazzettino» “giornale della democrazia veneta”, che ebbe subito grande diffusione e che diresse per cinquant’anni.
Mantenne sempre fortissimi legami con il Cadore e soprattutto con il suo paese natale, partecipò all’amministrazione comunale che aiutò in molti modi, spendendo per Vodo e i compaesani tempo, energie e denaro fino alla morte avvenuta il 20 settembre 1934. Come era sua volontà, fu sepolto a Vodo con una solenne cerimonia.
Il busto nell’atrio del Municipio
Nel 1938 il Podestà Giuseppe Del Favero ritenendo doveroso onorare la memoria di Gianpietro “maestro elementare, fondatore e direttore del Gazzettino” anche in relazione alla predilezione di Talamini per il suo paese natale, deliberò di chiedere alle autorità l’autorizzazione a collocare un busto in marmo sopra la porta principale del fabbricato scolastico e incaricò lo scultore Morera dell’esecuzione dell’opera.
Il Prefetto bloccò l’iniziativa sostenendo che non erano ancora trascorsi i dieci anni dalla morte previsti dalla normativa e avvertendo che nessuna deroga era possibile, poiché lo Stato non riconosceva Talamini come benemerito della nazione.
Il Podestà si rivolse allora direttamente al Ministero dell’Interno sottolineando i meriti di Talamini in quanto “interventista” e il suo amore per la Patria e per il Cadore, “con una speciale predilezione per il suo paese natale, per il quale tenacemente combatté ed operò per il benessere morale e materiale dei cittadini”, nel contempo prese contatto con altre autorità a livello centrale perché, come scriveva lo stesso Podestà al Segretario, era necessario “trovare un buon santolo a Roma”, cosa che non gli riuscì. Alla fine di febbraio del 1939 il Prefetto intimò di non dare esecuzione al lavoro.
L’opposizione delle autorità all’iniziativa è probabilmente dovuta all’atteggiamento di Talamini nei confronti del fascismo: la sua iniziale cauta simpatia veicolata dall’amor patrio, era infatti diventata aperta ostilità dopo il delitto Matteotti del 1924, quando dalle pagine del suo giornale accusò direttamente Mussolini; questo avvenimento scatenò le ire dei fascisti tanto che la sede fu assediata e danneggiata fino ad impedire per alcune settimane la stampa del quotidiano.
Per l’episodio del busto di Talamini pagò un prezzo anche il podestà Del Favero, che proprio alla fine del febbraio del 1939 venne sostituito da un commissario.
Nel 1946 il progetto del busto fu ripreso dal sindaco Pietro Celotta che ricontattò lo scultore Morera e diede incarico a Riccardo Tomasella di preparare il basamento. Nel 1948 il busto giunse a Vodo e – posto nell’atrio del Municipio dove ancor’oggi si trova - fu inaugurato il 26 settembre.
Nel 1984, per ricordare il cinquantenario della morte di Talamini, venne costituito un apposito Comitato per le celebrazioni nell’ambito delle quali fu inaugurato il monumento eretto al centro del capoluogo con il busto commissionato all’artista Renzo Padovan di Senzon di Piave.