L’incendio di Peaio del 1968
Ultima modifica 31 agosto 2024
L’incendio di Peaio
I nostri paesi utilizzavano una grande quantità di legno come materiale da costruzione e ciò li rendeva particolarmente vulnerabili agli incendi. Nel corso della storia di Vodo, Vinigo e Peaio il fuoco ha spesso causato la distruzione di interi borghi e innestato profondi mutamenti alla fisionomia degli abitati.
Ne è un esempio l’incendio che il 19 agosto 1856 portò morte e distruzione a Rezzuò: la ricostruzione delle nuove case lungo la statale diede avvio allo sviluppo urbanistico lungo la nuova strada Alemagna.
Vogliamo ricordare anche gli incendi delle borgate di Ciarediego e Rezzuò, causati dal bombardamento su Vodo effettuato dall’esercito italiano l’8 novembre 1917, e quello che distrusse la borgata di Strabain il 24 giugno 1921. Un altro più recente esempio è l’incendio che nella notte del 25 dicembre 1940 a Vinigo spazzò via la borgata di Savilla mutando per sempre l’aspetto dell’intero villaggio.
Il 27 ottobre 1968 il fuoco furiosamente divampò a Peaio distruggendo una decina di proprietà fra case e fienili e danneggiando seriamente la chiesa della SS. Trinità e S. Rocco, nonché la sommità del campanile. All’epoca furono indagati tutti i proprietari con l’ipotesi di incendio colposo, ma non fu possibile individuare con certezza la causa di innesco.
La parte del paese danneggiata ricadeva in buona parte in quella già individuata nel 1961 come la più bisognosa di interventi di risanamento a causa del grave degrado cui molti degli stabili erano soggetti.
In seguito all’incendio, il centro del paese fu ricostruito, ma non tutti gli edifici vennero rimpiazzati: il cuore di Peaio, posto intorno alla chiesa, perse in buona parte la sua fisionomia originaria, mentre ci fu uno sviluppo nella parte più vicina all’Alemagna dove solo un anno dopo fu costruito lo stabilimento della fabbrica di occhiali Italianline.
Le difficoltà di ricostruzione nel post-incendio si presentarono soprattutto per chiesa e campanile per i quali i soldi promessi dallo Stato vennero erogati con anni di ritardo. Nel corso del 1972 si costituì fra gli abitanti del paese il Comitato pro-ricostruzione Chiesa e Campanile di Peaio allo scopo di racimolare le somme necessarie a dare avvio ai lavori, dal momento che il ritardo nell’intervento non poteva che far peggiorare il degrado. Detto comitato, presieduto da Edoardo Zardus, era composto dal sindaco Alfio Saccon, dal parroco don Pietro Rizzardi e da Enrico De Lorenzo, Dante Giacin, Pietro Marchioni e Marco Moretta. La campagna di sensibilizzazione presso popolazione ed enti ebbe successo e fu così possibile l’esecuzione delle opere necessarie a salvare chiesa e campanile.
I lavori iniziarono il 17 agosto (giorno successivo alla festa di San Rocco). Eseguiti da Ugo Giacin e Cristoforo Stiletto con i loro operai, nell’autunno del 1972 erano quasi terminati anche se per nuove campane, scala del campanile e sistemazione di impianto elettrico ed infissi fu necessario attendere la primavera del 1973.
(Si ringrazia Marco Moretta per le notizie ad integrazione di quelle reperite in archivio)